Esistono numerosi approcci psicoterapeutici, spesso basati su posizioni epistemologiche apparentemente incompatibili. Come si spiega, allora, l'efficacia che ognuno di essi dimostra? A questo proposito, il lavoro di Sarasso et al. (2014) è particolarmente interessante, poiché indaga i meccanismi biocognitivi alla base del cambiamento terapeutico, applicando modelli di sinergia e il principio della libera energia. La psicoterapia viene descritta come un sistema interattivo tra paziente e terapeuta, in cui la "sorpresa sensoriale" funge da catalizzatore per la riorganizzazione e la creazione di nuovi schemi psicologici. I momenti di disorganizzazione, caratterizzati da un aumento dell'entropia e della complessità, sono essenziali per interrompere i pattern comportamentali disfunzionali e favorire il cambiamento. Il terapeuta ha un ruolo cruciale nel modulare l'attenzione e incoraggiare l'emergere di stati emotivi inaspettati, espandendo il campo fenomenico condiviso e promuovendo la plasticità cognitiva. Secondo gli autori, la capacità del terapeuta di accogliere la novità e consentire l'instabilità sistemica può migliorare gli esiti terapeutici. La ricerca futura dovrebbe indagare come tale apertura possa influenzare i risultati clinici.
Questa prospettiva introduce anche un concetto affascinante: il cambiamento terapeutico è intrinseco al paziente stesso. La psicoterapia, come affermato da molti terapeuti noti, può essere vista come un processo maieutico, in cui l'introduzione di nuove energie consente al paziente di riorganizzarsi e ricostruirsi.
Referenze: Sarasso, Pietro, et al. "Nature heals: An informational entropy account of self-organization and change in field psychotherapy." Physics of Life Reviews (2024).
Autore: Andrea Moro